La favola alchemica di Raimondo Di Sangro

Legata al nome di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, e ai suoi interessi per la scienza e l’Alchimia, la Cappella Sansevero sembra realizzare un felice connubio tra impegno artistico, che trova espressione negli orientamenti figurativi, inediti del ‘700 napoletano, di cui fu portavoce il gruppo di artisti che attese alla sua decorazione e il fascino misterioso del tempio iniziatico. Aggiungendo una nuova perla alla collana dei monumenti consacrati al sapere esoterico, la nostra «dimora filosofale» occupa un posto storico geografico nella diffusione della cultura alchemica accanto a Nôtre-Dame de Paris, alla cattedrale di Amiens,  al castello di Dampierre-sur-Boutonne, al palazzo Jacques-Coeur e alle altre non numerose testimonianze delle arcane conoscenze la cui chiave possiamo oggi tentare di recuperare grazie alla rilevatrice esegesi di Fullcanelli. Singolarmente, però, le forme culturali evocate attraverso i repertori propri dell’esoterismo si fondono strettamente all’intuizione estetica del Principe-alchimista, ai sentori lirici del suo viaggio entro nautico condotto, l’ascendente dell’Alchimia, in quell’area in cui sogno individuale confina con quello della collettività. Le immagini della Cappella, superata la scarnificata funzione denotativa del codice crittografico di cui sono depositarie, in molti casi esprimono l’autentico afflato poetico dell’uomo che volle consegnare il proprio messaggio culturale ed umano alla trasparenza delle fiaba, ad un linguaggio di suggestioni che ha fatto tenace presa sulla stessa fantasia popolare.