L’amore è un fiume…di parole

L’amor che move il sole e le altre stelle. Esiste un’altra energia, invisibile eppure così potente da poter essere declinata e combinata in tutte le forme possibili e impossibili, da sostenere millenni di storia e forse anche di preistoria, come l’amore? Non ci sorprende più la sorprendente, sincera, profonda scrittura di Anna Racinaro. Non ci sorprende eppure ci sussurra e grida e ci invita alla riflessione. Al di là di poche eccezioni, i protagonisti dei racconti brevi, sono una Lei e un Lui e la costante è una lunga analisi (o auto-psicoanalisi), un mettersi in gioco e un viaggio nell’Io, nella realtà, nel passato e nel presente che attendono ancora e ancora un futuro. Il peso del mondo/è amore./ Sotto il fardello/della solitudine,/sotto il fardello/dell’insoddisfazione/il peso, il peso che trasportiamo è amore./ Chi può negarlo?/ Nei sogni/sfiora/il corpo,/nel pensiero/costruisce/un miracolo, nell’immaginazione/langue/finché è diventato/umano (…) Se vogliamo porre queste narrazioni sotto un bandone sintetico ma, profondo, ecco un’eco da Allen Ginsberg, Il peso del mondo è amore. Un urlo, un sussulto di vita, una ribellione possibile è questo inno ed è anche l’intima riflessione (o ingiunzione alla riflessione) dell’autrice, colta studiosa di antropologia, sociologia, psicologia. Brevi racconti come frammenti di uno specchio che alchemicamente, umanamente, riportano segni, immagini, evocazioni, emozioni della realtà, non solo di ieri (oggi ancor di più). Un esorcismo realizzato su di sé, un Io che sa mostrarsi come poche volte nella tela di una Penelope combattiva, mai remissiva: una Penelope che ha attraversato il XX secolo e sta attraversando il XXI secolo così frantumato, esplosivo, incandescente. Ma l’amore, quello no, si può trasmutare, ma morire MAI. dalla postfazione di Marcello Napoli